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domenica, Settembre 8, 2024
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L’Italia se ne va, puntuale

La nazionale del c.t. Spalletti delude e saluta l’Europeo.

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E’ durata poco l’avventura della nazionale italiana di calcio a questo europeo, noi che eravamo i detentori del titolo non abbiamo in nessun modo onorato la competizione. La spedizione azzurra in Germania ha deluso ogni aspettativa e qualsiasi speranza di recuperare credibilità per quanto riguarda la storia che ci siamo conquistati negli anni sul campo e di conseguenza d’immagine, che appare sempre più debole e sfocata agli occhi del calcio europeo e mondiale. Il fallimento di Spalletti e dei suoi ragazzi nasce da lontano, frutto di scelte sbagliate e di scelte non fatte. Sinceramente fare processi adesso risulta troppo semplice, ci sono però delle oggettività dalle quali non ci si può sottrarre per cercare di invertire la rotta, che oltretutto non ha portato da nessuna parte se non a casa. E’ chiaro che l’allenatore ha e debba assumersi delle responsabilità, non credo che queste però vertano per esempio sulle convocazioni, si è parlato tanto di Locatelli e Politano rimasti a casa ma sinceramente, con tutto il rispetto, dubito che entrambi potessero fare la differenza e cambiare le sorti annunciate di questa nazionale che da tanti è stata definita come la più brutta. Spalletti oltretutto ha provato a cambiare anche tatticamente, ha avuto coraggio nel convocare e far giocare Fagioli contro la Svizzera da titolare e per quasi novanta minuti, Svizzera che ha dominato in lungo e in largo per l’intera partita e che ha con merito passato il turno. Siamo arrivati stanchi e scarichi a questo Europeo, da un ritiro dove le abbiamo provate tutte. Abbiamo cercato di responsabilizzare i giocatori portando gli storici n. 10 in ritiro a Coverciano, tanto bello quanto inutile, abbiamo messo un campione sacro come Buffon come capo delegazione come se bastasse mettere la storia in vetrina per scriverne dell’altra. Purtroppo sembra un puzzle dove è stato completato solo il bordo, ma la parte facile non basta, serve tutto il resto per completare un quadro perfetto. Nel 2021 abbiamo vinto l’Europeo è vero, ma di certo i problemi di oggi c’erano pure ieri, sicuramente ci abbiamo creduto di più, abbiamo avuto più personalità, più determinazione e, dispiace ammetterlo, ma siamo stati sicuramente tanto fortunati. Finché si vince va bene per un tifoso ma per una federazione che gestisce tutto il movimento no, non è accettabile mettere la testa sotto la sabbia e godersi il viaggio, serve lungimiranza. Il conto, salatissimo, infatti è stato presentato agli ottavi tre anni dopo, dove abbiamo giocato un girone pessimo nel quale ci hanno salvato soltanto le prodezze di Donnarumma, e le giocate di Calafiori e Zaccagni. Ah, nel frattempo non ci siamo qualificati al mondiale per la seconda edizione consecutiva. Non è certo un problema di numero di impianti sportivi, parliamo dello sport nazionale, un paese che giustamente viene accusato di essere calciofilo e campare solo di quello mettendo in secondo piano altri sport che invece meriterebbero più attenzione, e non è un problema di passione, nonostante i social che, dando voce a chiunque dividono, rimaniamo attaccati e uniti come sempre alla nostra nazionale di calcio. Non riusciamo a stilare un calendario di serie A senza dover dipendere da chi trasmette le partite in tv, il nostro campionato inizia e finisce sempre dopo gli altri, giornata spalmata in una settimana comprese le coppe. Non valorizziamo inoltre i settori giovanili, le squadre di serie A che hanno le rispettive U23 sono soltanto Atalanta e Juventus, e da quest’anno il Milan. Abbiamo società indebitate fino al collo, mancanza di sostenibilità economica e burocrazie che rallentano quei lavori che servirebbero per rendere gli stadi più sicuri per le famiglie e accrescere appeal. Manca serenità.

E’ chiaro, ci sono anche fattori che vanno oltre alle oggettive responsabilità sulle quali si può ma soprattutto si deve lavorare, i bei tempi che furono, le nazionali più forti quelle del 2002 e del 2006 molto probabilmente non torneranno più. Abbiamo vissuto epoche di talenti talmente cristallini che bastava poco per notarli. Ora purtroppo non è più così, quindi è ora che Gravina o faccia un passo indietro o si sbrighi a rimediare a questi danni, altrimenti nazionali come la Spagna e la Francia che puntualmente sanno rinnovarsi con giovani promettenti, non lasceranno briciole per tanti anni a venire, e non possiamo permettercelo.